La caduta di Costantinopoli nel 1453, determinò il passaggio ai Turchi del controllo delle preziose merci che giungevano in Europa dall’Asia.
Nacque così in tutto il continente l’esigenza di trovare vie alternative per giungere in India e in Cina.
Il mondo geografico si divise in due scuole di pensiero: una, definita tolemaica, era convinta che l’unica via alternativa fosse la ricerca di un passaggio o a nord dell’Europa o circumnavigando l’Africa.
Un’altra detta oceanica, guidata dal geografo fiorentino Paolo Toscanelli sosteneva che la Terra fosse sferica e si potesse raggiungere l’India tramite l’Oceano Atlantico.
Le innovazioni e i fondamentali progressi nella navigazione e nella cartografia permisero le grandi esplorazioni compiute nel Quattrocento da spagnoli e in particolare dai portoghesi Bartolomeo Diaz che doppiò Capo di Buona Speranza, Vasco da Gama che nel 1498 raggiunge l’India.
Pedro Alvares Cabral che nel 1500 raggiunse la costa del Brasile, questi ultimi traendo vantaggio dalla particolare tecnica di navigazione in alto mare, la cosiddetta volta do mar, messa a punto originalmente dai portoghesi nell’Atlantico settentrionale.
Ma l’impresa più celebre e significativa è senza dubbio quella compiuta da Cristoforo Colombo che il 12 ottobre 1492 raggiunse il continente americano, segnando una vera e propria svolta nella storia universale.
Questo costituì per molti storici l’inizio dell’età moderna. Pietro Martire d’Anghiera, nella sua opera “De Orbe Novo”, descrisse il primo contatto fra gli Europei e i nativi americani.
Nel 1497, un altro italiano Giovanni Caboto esplorò l’isola di Terranova e del Canada.
Agli inizi del XVI secolo il toscano Amerigo Vespucci esplorò il litorale atlantico del Sudamerica. E fu il primo a capire di non essere in Asia ma in una nuova terra che in suo onore fu chiamata America.
Le imprese dei conquistadores consentirono successivamente di affacciarsi per la prima volta all’Oceano Pacifico.