Sono le 12 di una calda giornata estiva. Da lontano l’orizzonte si sfoca nel presagire il calore che brucia.
L’aria è tersa, ferma, immobile. L’afa ovatta la scena. Non un sussurro di vento, non un sussurro di ombra, non un sussurro di uomo.
Betancuria è abbandonata, lasciata, dimenticata.
Eppure Betancuria è lì, nel cuore dell’isola di Fuerteventura, in una fertile vallata al riparo dal vento e circondata da rilievi che più di dieci secoli fa diedero riparo ai primi coloni europei.
Betancuria è lì proprio sotto i miei occhi. Da lontano, sfocata, la si percepisce brillante con il suo candido colore bianco, che spicca nel verde della vallata.
L’influsso caraibico si fa sentire; a me sembra di essere in un vecchio paesino messicano. A lei non sembra dar fastidio la mia presenza, nonostante non sia molto abituata a visite estranee. Io posso solo stare in silenzio, ed osservare con gli occhi e con il cuore. Gli abitanti sono appena duecento e lei, Betancuria, li conosce tutti, ne ricorda ogni singolo volto.
Lei, Betancuria, è timida e silenziosa ma purtroppo per lei è anche dannatamente bella e a quest’ora del giorno non può fare a meno di mostrare il suo fascino. Muri bianchi che si stagliano su cieli azzurri creano scorci metafisici; porticine nascoste; strette vie; fiori ovunque; terrazzi assolati, balconi decorati, un ruscello all’ingresso e un campanile fedele alla semplicità dell’architettura sacra alla quale si aggrappa, l’Iglesia di Santa Maria. Lei, Betancuria ha il sangue latino e sembra essere abituata all’afa ed al calore. Il suo segreto è rimanere immobile e rendere eterna la sua bellezza.
Pochi sanno che Betancuria è la capitale storica dell’isola di Fuerteventura, ma oramai decentrata rispetto alla più popolare zona nord dell’isola. Questa borgata resta lontana dagli occhi indiscreti e invadenti dei turisti e si rivela nella sua timida bellezza ai temerari
che ne intraprendono il viaggio e dispongono gli occhi e l’anima a cogliere la meraviglia della semplicità che Betancuria regala.