Fondamentalmente Moulay Idriss è lì, nel cuore del Marocco, ai piedi del Monte Zerhoun, fuori dai tradizionali tour turistici, lontana dal frastuono delle medine, lontana dal caldo torrido del deserto, lontana dalle spiagge oceaniche della costa … praticamente lontana dal Marocco delle cartoline.
Se non fosse per quella leggenda che narra di un certo Moulay Idriss I, discendente di Maometto, che nel 789 fonda la silenziosa città bianca, ai piedi del Monte Zerhoun, immersa tra gli ulivi della Valle del Saiss, meta di pellegrinaggi religiosi, considerata dai musulmani la città più sacra dopo la Mecca.
Così narra la leggenda e come tradizione vuole, la leggenda non sbaglia.
La città è davvero sacra e la visita non può che trasformarsi in un pellegrinaggio.
Dalla piazza principale l’ingresso alla medina non è eccessivamente fastoso ed evidente; tra bancarelle varie un gradino segna il passaggio tra il pubblico e il privato, tra la piazza e la medina, tra i fasti ed il silenzio.
Oltrepassato il gradino, si è inondati dalla luce: tutto è bianco, verde acqua e azzurro. La gente è pacata e la vita scorre lenta tra la bottega del sarto, quella del calzolaio, quella del panettiere e quella della scuola di punto croce.
I turisti sono pochi se non completamente assenti e sembra esserci del sacro anche in questo. L’ingresso al mausoleo e alla moschea è vietato ai non musulmani e non resta che infilarsi in una porticina per continuare il pellegrinaggio nella candida medina.
A questo punto tocca per forza regalare una manciata di dirham a qualcuno per farsi accompagnare nel fitto labirinto di stradine fino ad una terrazza fiorita, bianca ed azzurra ladra di luce e bellezza, che offre una vista mozzafiato sul solenne mausoleo.
Un bianco mausoleo dal massicci tetti verdi, tomba di Moulay Idriss I e di tutta la sua famiglia.
“Non tutti, di noi, si possono permettere di arrivare alla Mecca, diciamo che sette volte qua, corrispondono ad una volta là … arrivano pellegrini da tutto il Marocco … la chiamiamo ‘la Mecca del poveri'”. Così la mia personale guida spiega, alla vista del mausoleo, l’essenza della sacralità di Moulay Idriss.
Per uscire dalla medina la strada non è mai quella di andata quindi tanto vale abbandonarsi nel bianco e nel silenzio fino a sbucare di nuovo nella piazza principale dove a fine giornata il tramonto inonda gli animi e anche il tè qui sembra avere un altro sapore.
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