Inizio la mia visita da qui. Il suo vero nome è Cattedrale dell’Incarnazione di Málaga (in spagnolo: Catedral de la Encarnación de Málaga) ed è uno dei più importanti monumenti rinascimentali dell’Andalusia. Sorge sul sito di un’antica moschea (di cui rimane solo il patio degli aranci dove si stava svolgendo un matrimonio con tutti i tacchi delle signore che schiacciavano le arance cadute, una vera spremuta).
Situata in pieno centro storico, a breve distanza dal porto e dalla collina di Gibralfaro, la cattedrale si staglia imponente nel panorama cittadino con la sua grande volumetria e maestosità. Cominciata nel 1528, tra varie vicissitudine storiche, resta ancora un’opera incompiuta per quanto riguarda la torre campanaria meridionale, motivo per cui dagli abitanti l’hanno affettuosamente soprannominata La Manquita (“la monchetta”, uh che simpatici! :)).
Tra tavolini e piccoli ristoranti mi dirigo verso Plaza de la Merced c’è la casa natale di Pablo Picasso. Qui è possibile visitare una piccola collezione di studi e bozzetti attraverso cui capire come il pittore spagnolo arrivò a dipingere i suoi famosi capolavori, oltre che alcuni cimeli della sua vita come il certificato di battesimo e atto di censimento (ingresso euro 3, con audio-guida compresa). Da qui mi sposto, invece, nel Museo Picasso, forse uno dei luoghi più visitati di Malaga. Tanti i capolavori esposti, dei diversi periodi dell’artista, comprese alcune sculture in ferro e legno. Ingresso 7 € (ridotto 5 €).
Non lo dite a Picasso 🙂 … ma il motivo che mi ha spinto a visitare il museo tra le prime cose è “Warhol. El arte mecánico” una mostra temporanea dell’artista americano Andy Warhol attraverso cui intraprendere un viaggio psichedelico nella sua mente creativa e lo sviluppo di questo artista eccezionale, dai suoi inizi negli anni Cinquanta come graphic designer commerciale nella città di New York, fino alla sua morte nel 1987, già trasformato in mito universale.
Tra le tante opere presenti, Before and After (1961), Three Coke Bottles (1962), Brillo Soap Pads Box (1964-1968), Gold Marilyn (1962), Liz (1963), Mao (1973), Cow Wallpaper (1966), Campbell Soup (1962), Triple Rauschenberg (1962), Nine Jackies (1964) y doce lienzos de Mao (1973) e i lungometraggi come Blow Job (1964), Eat (1964) e Sunset (1967). La mostra è visitabile fino al 16 settembre 2018.
Dopo questo pieno di arte e con tutta questa creatività iniettata nelle vene, non posso non che bagnarla con dell’ottimo vino spagnolo Que Viva el Pimpi!
Fondato nel 1971, El Pimpi si trova in un antico palazzo nel 18 ° secolo ed è una delle cantine più tradizionali di Malaga, dove è possibile gustare cucina e vini locali, ma soprattutto conoscere le tradizioni e la cultura del sud della Spagna e di tutta l’Andalusia. Ma perchè Pimpi? Il suo nome si riferisce alla figura di “Pimpi”, un personaggio popolare di Malaga che aiutava gli equipaggi e i passeggeri delle navi che arrivavano al porto della città.
Sono attratto dallo “Espacio Gastronómico”, un progetto nato nel 2014 con l’obiettivo di potenziare la produzione locale e aiutare a diffondere la qualità dei grandi produttori della zona di Malaga.
Ho mangiato:
- Tebla mixta de Jamon de Cebo y Queso de Oveja
- Boquerones fritos al limon
- Flan artesano
Ho bevuto:
- Vino Moscatel Iberia
Una tappa fissa per chi visita Malaga. Da El Pimpi sono passati la familia Picasso, Carmen Thyssen, La Repompa, Antonio Banderas, la Duquesa de Alba e molti altri personaggi.
Storia e spremuta arancia coi tacchi, arte, psichedelia, vino e delizie gastronomiche, cosa volere di più in questo giorno malagueno?
Per questo articolo, grazie a: Debla Cursos de Español e QQBikes