Cosa nota a tutti è che Bali sia nominata “Isola degli Dei”.
Cosa nota a chi l’ha visitata è che Bali pullula di templi, con annessi riti, offerte e feste religiose. Cosa nota a pochi è che tra le varie feste, i balinesi venerano il giorno del compleanno del tempio, Odalan.
Infine cosa improbabile da notare è l’Odalan del tempio madre di Bali.
L’occasione era troppo perfetta per non correre qualche rischio e non cedere a qualche sacrificio. Sotto una pioggia battente, in motorino, alle 6 di mattina, attraverso l’isola per raggiungere il vulcano Gurung Agung: il monte sacro ai balinesi, dimora delle divinità buone, dimora dei protettori dei popoli.
Ai piedi della sacra montagna si erge maestoso e solitario il complesso del Pura Besakin, il Tempio Madre, il più sacro e il più grande di tutta l’isola.
Il complesso è immenso, si estende su 6 terrazzamenti, che ospitano 23 templi, tra cui il principale, il Pura Penaratan Agung.
Oltre al viaggio in moto, la salita a piedi per la porta principale non è delle più semplici, soprattutto quando alla fine ci si sente dire, di non poter entrare essendo fedeli non appartenenti a quella religione.
Ma a Bali si sa la gente è buona e con un piccolo aiuto economico, riesco a trovare un ragazzo balinese che mi fa da guida all’interno del labirintico complesso.
Non solo mi trovavo a visitare il Tempio Madre dell’isola, non solo ero accompagnata da un grazioso ragazzo dagli occhi neri e profondi, ma stavo assistendo ad una delle feste più importanti della religione HinduDharma.
Indosso subito il mio sarong, ed inizio a perdermi in ogni singola parola di Putu, la mia guida, perché presa dalla magia di ciò che mi stava accadendo intorno.
Tantissimi fedeli coloravano ed affollavano gli spazi: chi pregava, chi cantava, chi correva a fare offerte, chi comprava chi vendeva, chi mangiava, chi pregava, chi addirittura mi sorrideva, felice di condividere con un’estraneo, anche solo per un secondo, la gioia di un giorno di festa.
E poi i fiori, i fiori offerti agli dei erano l’elemento che si innalzava come grido alla vita come schizzo di felicità. Ed infine il bianco, il colore per vestirsi a festa; tutti erano vestiti di bianco. Il bianco inondava come un fiume in piena ogni angolo.
Il bianco innalzava la sacralità dell’evento ad immortale e risuonava nel verde delle risaie come risuonavano e risuoneranno per sempre i canti delle belle donne nell’isola degli dei. Il sacro era diventato intorno a me, pura magia.